Realizzato dalla Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia, il Sentiero Spallanzani è dedicato a Lazzaro Spallanzani, famoso naturalista reggiano vissuto nel XVIII secolo e considerato il “Galilei della biologia“, cui il sentiero è intitolato a motivo delle tante esplorazioni da lui compiute in Appennino. Il sentiero attraversa tutte le fasce di vegetazione dell’Appennino Reggiano, partendo da Scandiano, città natale di Spallanzani, e passando per Viano, Regnano, Carpineti, Pietra di Bismantova, Ligonchio, Lama Lite, Passo delle Forbici e Passo delle Radici, per concludersi poi a S. Pellegrino in Alpe, sul crinale Tosco Emiliano.
L’affascinante itinerario, lungo 115 Km con un dislivello complessivo di 5.000 m.t., è contrassegnato, oltre che dai segni bianchi e rossi del CAI (Club Alpino Italiano), da un simbolo a farfalla e dalla sigla SSP. Il percorso, che non presenta particolari difficoltà tecniche, è praticabile anche da escursionisti non esperti e si presta bene al trekking a cavallo. Si svolge in sette tappe, per un totale di circa 35h di cammino, ed è come percorrere un museo geologico all’aria aperta. Consigliabile in estate, per il clima fresco, e, per la varietà e l’intensità dei colori, in autunno e primavera.
TAPPA 1: Scandiano (Ventoso) – Regnano
La prima tappa del Sentiero Spallanzani parte dal borgo di Ventoso, un chilometro a Sud dell’abitato di Scandiano, in prossimità del fianco occidentale dell’ex fornace a calce di interesse paleoindustriale. Si imbocca una carrareccia che risale la valle del rio Guiglia tra macchie arbustive ed ampie praterie fino ad arrivare allo spartiacque, da dove si può ammirare uno splendido panorama sulla valle del Tresinaro. Oltrepassato un fabbricato colonico (Bottegaro), si passa accanto ad una famosa quercia pluricentenaria e si scende tra praterie di graminacee, dove in primavera fioriscono numerose orchidee, sino al ponte sul Torrente Tresinaro, davanti alla Chiesa di Rondinara.
A questo punto si risale sul versante opposto fino al caratteristico Castello di Viano, parte del complesso difensivo matildico. Si segue ora la strada asfaltata in direzione Mamorra per circa 2 km, per abbandonarla dopo Casino imboccando una carrareccia sulla destra che raggiunge il Rio Faggiano e la strada provinciale in prossimità dell’edificio rurale detto Le Piane. Infine, si raggiunge Regnano, località celebre per le salse, vulcanetti di fango freddo che bolle nel terreno argilloso, fenomeno causato dalla presenza sotterranea di idrocarburi gassosi che Spallanzani aveva studiato varie volte.
TAPPA 2: Regnano – Mulino del Tasso
Da Regnano il percorso sale in direzione Monte Alfonso, raggiunto il quale si scende per una ripida carrareccia tra i campi, con bei paesaggi sulla valle sottostante. Si risale la valletta del Rio Cesella e si giunge all’ingresso di a Riolo, altro suggestivo piccolo borgo. Da Riolo è possibile raggiungere il borgo abbandonato di Cavazzone, raro esempio di insediamento a corte risalente nelle forme attuali ai sec. XVII-XIX, caratterizzato da un lungo porticato sotto cui transitava la mulattiera principale.
Da Riolo la tappa prosegue lungo una valle stretta e boscosa ricca di essenze arboree, tra cui spicca il pino silvestre, fino a raggiungere S. Giovanni di Querciola, dove sono presenti numerose case a torre di interesse. Si tiene via Michelangelo sempre tra querce secolari, fino al vicino borgo di Prodiera. Si supera la Casa di Carità, il caseificio, e si raggiunge il vicino borgo di Ca’ de’ Pazzi. Superato l’abitato semiabbandonato di Sorriva, il sentiero continua nel bosco, dove a primavera si possono osservare bellissimi esemplari di orchidea, fino a raggiungere in piano il lago del Mulino del Tasso, dove si conclude la seconda tappa.
TAPPA 3: Mulino del Tasso – San Vitale
Un sentiero sale al Monte delle Ripe, antica sede del Castello di Giandeto, per poi scendere nel versante meridionale fino a Case Mattioli, caratteristico gruppo di case fortificato. Si prosegue fino alla Chiesa di Giandeto, dalla quale per una carraia si giunge a Croveglia, delizioso borgo interessante in particolare per le due case a torre del XV secolo, poste a presidio della valle del Rio Tresinaro in posizione inespugnabile dagli attacchi nemici e collegate agli altri castelli del sistema fortificato matildico. Sempre per carraie agricole si scende verso il Tresinaro e si arriva a un’ altra borgata con casa a torre, Cerpiano.
La tappa prosegue fino al borgo chiamato Mandra, per poi salire in breve al sito del castello medievale, presso cui sorge l’antico e venerato Oratorio di Santa Liberata. Una mulattiera sale al Monte Uccellara e poi scende sino a Romagnano, uno dei borghi meglio conservati dell’intero Appennino Reggiano, con alcuni edifici del XV secolo di notevole interesse architettonico. A questo punto il sentiero prosegue fino al sito archeologico dell’importante Pieve di San Vitale, i cui ruderi sorgono in corrispondenza di un pianoro erboso. Dell’antica pieve romanica rimane solo il nartece ridotto a cappella e la canonica (XVI-XVII sec.) restaurata e adibita ad ostello.
TAPPA 4: San Vitale – Ginepreto
Da San Vitale il sentiero ora è di grande interesse geologico e botanico. Si raggiunge il Castello di Carpineti, che fu la residenza di Matilde di Canossa e dove soggiornò anche papa Gregorio VII. Il castello, costruito nei secoli X e XI, è situato sulla vetta del monte Antognano (805 m sul livello del mare) dal quale domina le vallate del Tresinaro e del Secchia, a pochi Km dal centro di Carpineti. Dal castello si prosegue tra boschi di castagno, faggio e rovella sul crinale sino a raggiungere Ca’ Fòsola e i due grandi faggi gemelli che caratterizzano la sella prativa.
A questo punto si prosegue tra altri campi aperti con magnifica vista sulla Pietra di Bismantova fino al suggestivo borgo di Saccaggio, dominato da due antiche case-torre (secc. XV-XVI). Poi si raggiunge il borgo di Campolungo, dove, attraversata la strada per Casale, un tratturo tra i campi avvicina alla Pietra di Bismantova. Si passa accanto all’imbocco della notissima Ferrata degli Alpini e tra noccioleti e radure si raggiunge la sommità del famoso massiccio roccioso dall’inconfondibile ed isolato profilo a forma di nave che contraddistingue il paesaggio dell’Appennino Reggiano. Per scendere dalla Pietra si imbocca il comodo sentiero posto a Ovest che, girando attorno alla base della spettacolare parete verticale, conduce all’Eremo di Bismantova. Si prosegue per una carraia che conduce alla Chiesa di Ginepreto.
TAPPA 5: Ginepreto – Casalino
Da Ginepreto si scende per mulattiere verso il fiume Secchia, il cui alveo è caratterizzato da interessanti esposizioni di gesso. Si attraversa il Ponte del Pianello e si raggiunge, imboccando un sentierino non segnato, la spettacolare cavità carsica denominata Tanone della Gacciolina. Tornati al sentiero segnato, dopo un bel prato si è al nucleo rurale in abbandono di Ca’ Rabacchi, dal quale si scende di nuovo alla strada provinciale, per attraversarla e imboccare la carraia che attraversa il letto del Rio di Sologno.
Si raggiunge Castellaro, delizioso borgo arroccato su un poggio di origine vulcanica di colore rossastro, e si imbocca la mulattiera parallela alla strada che conduce al borgo di Cerrè Sologno. Il sentiero ora sale su una panoramica dorsale e superato lo spartiacque si scende al bel paesino di Montecagno, lo si attraversa e per mulattiera si raggiunge Casalino, caratteristico vecchio borgo di montagna.
TAPPA 6: Casalino-Rifugio Battisti
Da Casalino si scende al mulino, sul torrente Ozola, e poi al comune di Ligonchio, il più alto comune dell’Appennino Reggiano e cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il suo paesaggio ancora integro, naturale e di straordinaria bellezza in un ecosistema di grande interesse scientifico è ricco di risorse. Da Ligonchio, presso la fontana dello Scodellino, si segue il sentiero 635, il quale attraversa la suggestiva Valle del torrente Ozola snodandosi a mezza costa tra dirupanti affioramenti di arenaria.
A questo punto inizia una progressiva salita fino alla Presa del Rimale, sull’omonimo Torrente. Il percorso continua fino alla Presa Alta, dove si imbocca il sentiero che sempre in salita, dopo alcuni zig-zag nel bosco, arriva al bel pianoro noto come Lago del Capriolo (anche se il lago fu prosciugato oltre 60 anni fa). Si sale ancora fino al Passo di Romecchio, valico sul crinale appenninico posto a quota 1680 m dove si trova il piccolo Oratorio di S.Bartolomeo. Qui il panorama si apre sul crinale appenninico, sul massiccio del Monte Cusna e, a Sud, le Alpi Apuane. Dal Passo di Romecchio il sentiero passa un po’ sotto il crinale, attraverso una brughiera di mirtilli, oltrepassa il Rifugio Bargetana e sale fino al Rifugio Cesare Battisti in località Lama Lite, il più antico e frequentato rifugio dell’Appennino Reggiano.
TAPPA 7: Rifugio Battisti – San Pellegrino in Alpe
Dal Passo di Lama Lite si imbocca il sentiero in direzione sud-est verso Bocca di Massa. Si snoda a mezza costa del fianco settentrionale del Monte Prado, in una brughiera di mirtilli, frammisti a colonie di brachipodio. Si attraversa il Rio Torto e si risale gradualmente alla Bocca di Massa (1806 m), valico di crinale da cui è visibile la valle del Serchio e la Pania di Corfino. Si scende per una ripida discesa in un bosco di faggi che porta a una carraia a pochi metri dall’Oratorio del Passo delle Forbici. Dal passo il sentiero aggira il Monte Giovarello sino al passo omonimo e prosegue verso i Prati di S. Geminiano, un’area frequentata già in epoca antichissima come testimoniano reperti risalenti al Neolitico.
Si prosegue per il crinale superando il monte La Nuda per poi scendere in una faggeta fino a incontrare le ampie carrareccie che conducono al Passo delle Radici, detto anche foce delle Radici, che separa la Toscana dall’Emilia ed in particolare la provincia di Lucca, comune di Castiglione di Garfagnana, dalla provincia di Modena, comune di Frassinoro. Qui convergono anche il Sentiero Matilde e la Via Bibulca. Da qui attraverso prati e sentieri nel bosco a mezza costa si scende fino ai prati di Villa Bianca (fattoria con fonte). Qui una carraia in leggera salita conduce ai prati del Pradaccio e infine al paese di S. Pellegrino in Alpe, termine del Sentiero Spallanzani. San Pellegrino è un piccolo borgo appollaiato a quota 1525 metri sul livello del mare, dove è possibile visitare l’Ospizio, tappa importante per i pellegrini medievali, il Santuario e il Museo Etnografico Provinciale “Don Luigi Pellegrini”, con oltre 4.000 oggetti che documentano la vita delle popolazioni appenniniche a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale del CAI Scandiano.
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